De Profundis

Oscar Wilde

(Traduttore: Adelina Manzotti Bignone)

Pubblicato: 1905
Categoria(e): Saggistica, Biografie & Autobiografie, Letteratura

PREFAZIONE DELL'EDITORE

Oscar Fingal O' Flahertie Wills Wilde nacque a Dublino il 16 ottobre 1854. Suo padre, William, era un celebre chirurgo e letterato, uomo di carattere leggero. Sua madre, nata Elgée, era anch'essa letterata e parente di Carlo R. Mathurin, autore del romanzo «Melmoth the Wanderer». Il fratello maggiore di Wilde, William, fece il giornalista a Londra e morì nel 1899; la sorella minore, Isola, morì bambina e inspirò con la sua morte a Oscar la poesia «Requiescat».

Il salotto di Casa Wilde era brillante e frequentato da persone eminenti. Lady Wilde, profonda conoscitrice di greco e di latino, collaborava col pseudonimo di «Speranza» in un giornale rivoluzionario nel quale trattava con efficacia le questioni dell'irredentismo Irlandese.

Gli anni dell'infanzia di Wilde passarono così in un ambiente denso di studi, di dotte conversazioni, di ricerche archeologiche eseguite dal padre in continue visite alle rovine di antichi monumenti dell'Irlanda.

A 11 anni, nel 1865, Wilde entrò nella Portora Royal School di Enniskillen. Seguì i corsi con buoni risultati, ma fu sempre ribelle alle matematiche.

La passione della lettura si rivelò fortissima in lui, preparando fin dai giovani anni la base formidabile della sua coltura specialmente classica.

A 19 anni, nel 1873, entrò all'Università di Dublino, al Trinity College. Nel 1874 ottenne la medaglia d'oro Berkeley per uno studio sui poeti comici greci. Nello stesso anno passò all'Università di Oxford, al Magdelein College. Nel 1876 ebbe il certificato di prima classe nelle Literae humaniores. Nel 1877 fece in Italia e in Grecia un viaggio che lasciò profonda influenza sull'arte sua. Nel 1878 vinse il famoso premio Newdigate per il poema «Ravenna». Nello stesso anno lasciò Oxford col diploma di bachelor of arts. Venne a Londra, dove la sua fama cominciò presto a diffondersi.

Nel 1880 pubblicò i suoi lavori giovanili sotto il titolo: «Poems by Oscar Wilde». Il successo fu grandissimo: si vendettero subito cinque edizioni. Nel 1882 fu invitato in America dove tenne molte conferenze sull'arte, a Boston, a New York, a Chicago. I suoi poemi uscirono in edizione americana. Tornò a Parigi dove terminò il dramma «La duchessa di Padova» che fu rappresentato subito a New York ma fu pubblicato nel 1908. Nel 1883 tornò in America per la rappresentazione del suo dramma «Vera». Andò poi a Parigi dove lavorò al poema «La Sfinge» che scrisse in varie riprese e pubblicò nel 1884. Tornò in Inghilterra per tenere una serie di conferenze in provincia. Il 29 Maggio 1884 sposò Miss Constance Mary Lloyd, figlia di un avvocato di Dublino, bella, buona, ricca. Abitò in Chelsea, Tite Street 16, dove rimase fino al 1895. La sua casa, arredata con ricchissimi mobili, piena di oggetti di gusto squisito, fu celebre a Londra.

Collaborava allora come critico letterario nella Pall Mall Gazette e scriveva articoli sul Teatro nella Revue dramatique. Diresse poi dal 1887 al 1889 il periodico The Woman's World.

Nel 1885 sulla Nineteenth Century apparve il saggio «Shakespeare e i costumi teatrali» che fu poi intitolato «La verità delle maschere». Nel 1885 gli nacque un figlio: Cirillo, e un altro, Viviano, gli nacque nel 1886. In questo anno Wilde, sempre più avido di bellezza e di nuove sensazioni, cominciò la fatale discesa nel vizio che doveva portarlo alla prigione. Nel 1887 pubblicò «Il delitto di Lord Savile», «Il modello milionario», «Il principe felice e altri racconti». In questo anno, trentaquattresimo della sua vita, la fama di Wilde è universale. La potenza del suo ingegno gli procura onori e gloria; la coscienza di questa potenza, manifestata continuamente con atteggiamenti originali gli procura molti amici ma anche molti nemici. In cerca sempre di nuove sensazioni diventò indifferente alle conquiste femminili che prima lo avevano tanto occupato, e scivolò in complicazioni in pieno contrasto con la morale vigente.

I suoi guadagni che subito diventarono altissimi gli permettevano una vita estremamente lussuosa e stravagante. Non è il caso qui di riferire i numerosi aneddoti della sua vita.

Nel 1889 pubblicò «Il ritratto del signor W. H.» sul Blackwood's Magazine; «Penna matita e veleno» sulla Fortnightly Review; «La decadenza del mentire» sulla Nineteenth Century. Su questa ultima rivista uscì nel 1890 «Il critico considerato come artista» e nello stesso anno «Il ritratto di Dorian Gray» sul Lippincott's Magazine. Nel 1891 pubblicò sulla Fortnightly Review la prefazione al «Ritratto di Dorian Gray» per rispondere a coloro che ritenevano immorale il suo romanzo. Subito dopo apparve in volume «Il ritratto di Dorian Gray», con l'aggiunta di sette capitoli.

Nel 1891 inoltre pubblicò «La casa dei melograni» e riunì in volume col titolo di «Intenzioni» i saggi: «La decadenza del mentire», «Penna, matita e veleno», «Il critico considerato come artista», ai quali aggiunse il nuovo saggio «La verità delle maschere». Pubblicò sulla Fortnightly Review «L'anima dell'uomo sotto il socialismo», e poi «L'amabile arte di farsi dei nemici», e a Parigi, dove continuamente si recava, scrisse in francese la tragedia in un atto «Salome» pubblicata poi nel 1893. Nel 1892 «Salome» doveva essere rappresentata a Londra da Sara Bernhardt, ma la censura inglese ne proibì l'esecuzione. Il 20 febbraio 1892 fu rappresentata a Londra la commedia «Il ventaglio di Lady Windermere», il 19 aprile 1893 «Una donna di poco conto», il 3 Gennaio 1895 «Un marito ideale», il 14 Febbraio 1895 «L'importanza di esser Fedele», e poi «Una tragedia fiorentina».

Intanto la sua notorietà non gli aveva permesso di tenere nascosti i suoi vizi. Nel 1895 non solo perdette il processo di diffamazione ch'egli aveva intentato al marchese di Queensbury, ma fu arrestato sotto un'imputazione più grave. Ebbe la libertà provvisoria perchè i giudici non erano concordi nel giudizio. Gli amici speravano ch'egli fuggisse dall'Inghilterra. Invece rimase, subì il processo e fu condannato a due anni di prigione per perversione sessuale. Entrò nel carcere di Reading il 25 maggio 1895. L'uomo di genio diventò agli occhi di tutti un uomo esecrando. L'artista meraviglioso fu dimenticato. Il suo nome fu sinonimo di obbrobrio. La sua ricchissima raccolta di mobili e di oggetti d'arte andò dispersa all'asta. Molti suoi libri furono bruciati. Le rappresentazioni dei suoi drammi furono proibite.

Verso la fine della prigionia scrisse la lettera da dove fu poi tratto il «De Profundis», pubblicato nel 1905. Uscì dal carcere il 19 Maggio 1897. Non potè riprendere mai più l'attività letteraria di prima. L'artista era stato ucciso nell'uomo condannato in nome della morale comune.

Dopo la liberazione abitò a Berneval sur Mer vicino a Dieppe, dove cominciò «La Ballata del carcere di Reading» che continuò a Napoli. Tornò a Parigi, dove nel febbraio 1898 apparve in volume la ballata che aveva dapprima offerto a varii giornali senza poterla vendere. Scriveva sotto il pseudonimo di Sebastiano Melmoth. Due sue lettere sui maltrattamenti nelle prigioni furono pubblicate dal Daily Chronicle.

Nella primavera del 1900 andò a Roma dove fu attratto dalla bellezza e dalla ricchezza delle cerimonie religiose del Vaticano. Era tale il suo piacere nell'assistere alle meravigliose funzioni, che si presentò per sette volte alle udienze papali. In maggio tornò a Parigi. Pochi amici lo aiutarono. Passava il suo tempo nei caffè a bere, ridotto ormai a una larva. La sua volontà si estinse completamente e tornò fanciullo. Abitava all'Albergo di Alsazia al n. 13 della Rue des Beaux-Arts. Si ammalò di meningite, presa in seguito a un attacco di sifilide terziaria. Aveva continuamente l'emicrania. Il 10 ottobre subì un'operazione e parve ristabilirsi. Ma in Novembre peggiorò. Il 29 Novembre fu battezzato. Nel pomeriggio del 30 morì. Fu sepolto il 3 Dicembre al cimitero di Bagneux. Il 20 luglio 1909 i suoi resti furono trasportati al Père Lachaise.

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È impossibile non esprimersi con parole di entusiasmo quando si parla dell'opera di Wilde. L'arte di Oscar Wilde ha raggiunto altezze vertiginose. Il suo astro ha brillato molto intensamente e gli uomini non l'hanno potuto fissare. Ma una nube nera si è interposta e tutti si sono sentiti in diritto di giudicare e disprezzare l'uomo e l'artista. Purtroppo i suoi contemporanei inglesi non compresero la sua arte nè la sua vita. Wilde ha messo il suo genio nella sua vita. Anzi egli stesso disse che la sua vita era la sua opera d'arte. Questa frase che lo doveva assolvere lo fece condannare.

Ma la nube nera è sparita e l'astro brillerà per molto e molto tempo ancora.

Wilde ha scritto non tanto per i suoi contemporanei quanto per i posteri. Egli ci ha detto delle cose la cui bellezza sarà analizzata un po' per volta; ha lasciato profumi fortemente concentrati che dureranno nel tempo e piaceranno sempre. Tutti i letterati dal '90 ad oggi hanno attinto all'opera di Wilde; tutti attingeranno anche in seguito. Molte cose scritte da Wilde furono da lui copiate; ma il suo genio gli permetteva di dare la sua impronta a tutto. Anche alle cose inverosimili e senza senso dette bellezza. Spettatore della sua stessa vita, riconobbe la propria potenza e si educò e migliorò. Godeva egli stesso della propria creazione libera, senza impacci di scuole, di norme, di tradizioni.

Perciò preferì la conversazione della quale fu principe, perciò preferì l'arte dello scrivere alle altre belle arti. Leggendo Wilde si ha la netta impressione dell'artista che crea con la parola cose meravigliose. I suoi paradossi non saranno più tali domani; ma essi, pur potendo essere oggetto di discussione, sono bellissimi. Non si può definire l'opera di Oscar Wilde con le definizioni fino ad oggi sufficienti.

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Il «De Profundis» che qui è presentato in fedele e corretta traduzione è composto di alcuni brani tolti da una lunga lettera scritta da Wilde verso la fine della sua pena e indirizzata a un suo amico (che non era il Ross) che avrebbe avuto una parte importante sia prima che dopo il processo nella vita di Wilde. La lettera fu poi consegnata da Wilde stesso al Signor Ross con le istruzioni per la sua pubblicazione parziale che avvenne nel 1905, cinque anni dopo la morte dell'autore. Altri brani della lettera comparirono nel 1913 in seguito a vicende giudiziarie. Se ne sta preparando la traduzione italiana. Ma la pubblicazione integrale della lettera sarà impossibile per molto tempo ancora.

Il «De Profundis» è il poema di dolore di un'anima macerata dalla prigione. Vediamo passare in triste sequenza tutti i sentimenti delle anime delicate davanti alla libertà cara e perduta: la disperazione, il desiderio della morte, il sentimento potente di rivolta contro la società. Poi la carità, lo spirito di fraternità, la rassegnazione, l'assoluta umiltà, il riconoscimento dei propri falli e del giusto castigo, la pietà. Infine il sollievo che dà la fede, e l'orizzonte che si apre nel pallido crepuscolo della speranza per l'anima purificata dal dolore.

Wilde ha gustato pienamente tutta la coppa del piacere, ma ha anche sorbito fin l'ultima stilla della coppa del dolore. Nel «De Profundis» l'anima sua si riporta in modo naturalissimo a Cristo, e in Cristo trova la pace invano domandata agli uomini. Meravigliosa è questa Imitazione di Cristo per la sua semplicità di espressione, per la sua potenza e profondità di sentimento. Lo spirito di Wilde vede in Cristo il più grande artista la cui influenza sull'arte è stata incommensurabile.

Questo libro deve essere letto con l'attenzione che merita un'opera d'arte purissima e grande. Ogni pagina, ogni riga, ogni parola contengono briciole d'anima. Il De Profundis dovrebbe tenersi sempre vicino perchè in ogni momento della vita vi si possono trovare espressioni che hanno profonda completa corrispondenza col nostro spirito. Nella gioia vi si sentirà il memento di chi, avendo tutto goduto, tutto sofferto, ha trovato nel dolore la fonte radiosa di purificazione, nell'angoscia vi si troveranno espressioni che renderanno meno pesante l'atroce disperazione.

Forse per un contrasto che ha origine nella infinita varietà di espressione dell'anima, questo libro rammenta le Mille e una notte nell'edizione integrale. Mentre Wilde ci permette di osservare, per così dire, dall'interno un'anima sensibilissima, le Mille e una notte ci fanno vedere tutto il mondo esterno all'anima, nel quale però l'anima si riflette incessantemente in ogni colore, in ogni poesia, in ogni allucinante visione. E giustamente questi due capolavori vengono considerati come libri che dànno consolazione e pace.

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«La ballata del carcere di Reading» fu scritta da Wilde subito dopo la liberazione. Il suggestivo poema fu da lui molto studiato e limato. Una tristezza senza speranza pare che sovrasti ogni pensiero, ogni frase, ogni parola della poesia. Forse questa Ballata fu composta da Wilde con la speranza di riprendere almeno in piccola parte il posto di prima nell'estimazione pubblica. Non ebbe fortuna. Il poeta si rassegnò al suo destino.

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Chiudono il presente volume le lettere dalla prigione scritte all'amico Roberto Ross. Esse oltre a dare una dimostrazione della bontà d'animo di Wilde costituiscono un nuovo monumento elevato all'amicizia. È bene infatti dedicare un reverente omaggio a Roberto Ross ai cui buoni sentimenti si deve se l'opera di Wilde non è andata dispersa come gli sterili zelatori della morale avrebbero voluto. È segno di grande generosità e di gentilezza d'animo, il non abbandonare quelli che cadono in basso. Generosità che al momento della condanna di Wilde avrà di certo raggiunto l'eroismo.

Roberto Ross è stato meritatamente l'erede letterario di Wilde perchè ha avuto fede nella sua arte meravigliosa. La sua figura è molto simpatica a noi italiani che siamo particolarmente ammiratori dei Cavalieri dell'Ideale.

PREFAZIONE

Per lungo tempo s'acuì la curiosità intorno al manoscritto del De Profundis che si sapeva in mano mia, perchè l'autore ne aveva accennato a varî altri amici. Questo libro non ha bisogno d'introduzione e meno ancora di spiegazione. Ho solo da dire che fu scritto dal mio amico negli ultimi mesi della sua prigionia, ed è la sola opera ch'egli componesse in carcere e l'ultima sua in prosa. (La Ballata del Carcere di Reading venne poi composta e concepita dopo che l'autore fu liberato).

Vorrei sperare che il De Profundis – che esprime così veramente e con tanta pena l'effetto d'uno sfacelo sociale e della prigionia sopra una tempra singolarmente intellettuale e artificiale – darà al lettore un'impressione ben diversa dell'ingegnoso e delizioso scrittore.

Robert Ross.