Ma nel principato nuovo consistono le difficultà. E prima, se
non è tutto nuovo, ma come membro, che si può chiamare tutto
insieme quasi misto, le variazioni sua nascono in prima da una
naturale difficultà, la quale è in tutti e' principati nuovi: le
quali sono che li uomini mutano volentieri signore, credendo
migliorare; e questa credenza gli fa pigliare l'arme contro a
quello; di che s'ingannono, perché veggono poi per esperienzia
avere peggiorato. Il che depende da un'altra necessità naturale et
ordinaria, quale fa che sempre bisogni offendere quelli di chi si
diventa nuovo principe, e con gente d'arme, e con infinite altre
iniurie che si tira dietro el nuovo acquisto; in modo che tu hai
inimici tutti quelli che hai offesi in occupare quello principato,
e non ti puoi mantenere amici quelli che vi ti hanno messo, per non
li potere satisfare in quel modo che si erano presupposto e per non
potere tu usare contro di loro medicine forti, sendo loro obligato;
perché sempre, ancora che uno sia fortissimo in sulli eserciti, ha
bisogno del favore de' provinciali a intrare in una provincia. Per
queste ragioni Luigi XII re di Francia occupò subito Milano, e
subito lo perdé; e bastò a torgnene,la prima volta le forze proprie
di Lodovico; perché quelli populi che li aveano aperte le porte,
trovandosi ingannati della opinione loro e di quello futuro bene
che si avevano presupposto, non potevono sopportare e' fastidii del
nuovo principe.
È ben vero che, acquistandosi poi la seconda volta e' paesi
rebellati, si perdono con più difficultà; perché el signore, presa
occasione dalla rebellione, è meno respettivo ad assicurarsi con
punire e' delinquenti, chiarire e' sospetti, provvedersi nelle
parti più deboli. In modo che, se a fare perdere Milano a Francia
bastò, la prima volta, uno duca Lodovico che romoreggiassi in su'
confini, a farlo di poi perdere la seconda li bisognò avere,
contro, el mondo tutto, e che li eserciti sua fussino spenti o
fugati di Italia: il che nacque dalle cagioni sopradette. Non di
manco, e la prima e la seconda volta, li fu tolto. Le cagioni
universali della prima si sono discorse: resta ora a dire quelle
della seconda, e vedere che remedii lui ci aveva, e quali ci può
avere uno che fussi ne' termini sua, per potersi mantenere meglio
nello acquisto che non fece Francia. Dico, per tanto che questi
stati, quali acquistandosi si aggiungono a uno stato antiquo di
quello che acquista, o sono della medesima provincia e della
medesima lingua, o non sono. Quando e' sieno, è facilità grande a
tenerli, massime quando non sieno usi a vivere liberi; et a
possederli securamente basta avere spenta la linea del principe che
li dominava, perché nelle altre cose, mantenendosi loro le
condizioni vecchie e non vi essendo disformità di costumi, li
uomini si vivono quietamente; come s'è visto che ha fatto la
Borgogna, la Brettagna, la Guascogna e la Normandia, che tanto
tempo sono state con Francia; e benché vi sia qualche disformità di
lingua, non di manco e' costumi sono simili, e possonsi fra loro
facilmente comportare. E chi le acquista, volendole tenere, debbe
avere dua respetti: l'uno, che il sangue del loro principe antiquo
si spenga; l'altro, di non alterare né loro legge né loro dazii;
talmente che in brevissimo tempo diventa, con loro principato
antiquo, tutto uno corpo.
Ma, quando si acquista stati in una provincia disforme di
lingua, di costumi e di ordini, qui sono le difficultà; e qui
bisogna avere gran fortuna e grande industria a tenerli; et uno de'
maggiori remedii e più vivi sarebbe che la persona di chi acquista
vi andassi ad abitare. Questo farebbe più secura e più durabile
quella possessione: come ha fatto el Turco, di Grecia; il quale,
con tutti li altri ordini osservati da lui per tenere quello stato,
se non vi fussi ito ad abitare, non era possibile che lo tenessi.
Perché, standovi, si veggono nascere e' disordini, e presto vi puoi
rimediare; non vi stando, s'intendono quando sono grandi e non vi è
più remedio. Non è, oltre a questo, la provincia spogliata da' tua
officiali; satisfannosi e' sudditi del ricorso propinquo al
principe; donde hanno più cagione di amarlo, volendo esser buoni,
e, volendo essere altrimenti, di temerlo. Chi delli esterni volessi
assaltare quello stato, vi ha più respetto; tanto che, abitandovi,
lo può con grandissima difficultà perdere.
L'altro migliore remedio è mandare colonie in uno o in duo
luoghi che sieno quasi compedi di quello stato; perché è necessario
o fare questo o tenervi assai gente d'arme e fanti. Nelle colonie
non si spende molto; e sanza sua spesa, o poca, ve le manda e
tiene; e solamente offende coloro a chi toglie e' campi e le case,
per darle a' nuovi abitatori, che sono una minima parte di quello
stato; e quelli ch'elli offende, rimanendo dispersi e poveri, non
li possono mai nuocere; e tutti li altri rimangono da uno canto
inoffesi, e per questo doverrebbono quietarsi, dall'altro paurosi
di non errare, per timore che non intervenissi a loro come a quelli
che sono stati spogliati. Concludo che queste colonie non costono,
sono più fedeli, etoffendono meno; e li offesi non possono nuocere
sendo poveri e dispersi, come è detto. Per il che si ha a notare
che li uomini si debbono o vezzeggiare o spegnere; perché si
vendicano delle leggieri offese, delle gravi non possono: sí che
l'offesa che si fa all'uomo debbe essere in modo che la non tema la
vendetta. Ma tenendovi, in cambio di colonie, gente d'arme si
spende più assai, avendo a consumare nella guardia tutte le intrate
di quello stato; in modo che lo acquisto li torna perdita, et
offende molto più, perché nuoce a tutto quello stato, tramutando
con li alloggiamenti el suo esercito; del quale disagio ognuno ne
sente, e ciascuno li diventa inimico; e sono inimici che li possono
nuocere rimanendo battuti in casa loro. Da ogni parte dunque questa
guardia è inutile, come quella delle colonie è utile.
Debbe ancora chi è in una provincia disforme come è detto, farsi
capo e defensore de' vicini minori potenti, et ingegnarsi di
indebolire e' potenti di quella, e guardarsi che per accidente
alcuno non vi entri uno forestiere potente quanto lui. E sempre
interverrà che vi sarà messo da coloro che saranno in quella
malcontenti o per troppa ambizione o per paura: come si vidde già
che li Etoli missono e' Romani in Grecia; et in ogni altra
provincia che li entrorono, vi furono messi da' provinciali. E
l'ordine delle cose è, che subito che uno forestiere potente entra
in una provincia, tutti quelli che sono in essa meno potenti li
aderiscano, mossi da invidia hanno contro a chi è suto potente
sopra di loro; tanto che, respetto a questi minori potenti, lui non
ha a durare fatica alcuna a guadagnarli, perché subito tutti
insieme fanno uno globo col suo stato che lui vi ha acquistato. Ha
solamente a pensare che non piglino troppe forze e troppa autorità;
e facilmente può, con le forze sua e col favore loro sbassare
quelli che sono potenti, per rimanere in tutto arbitro di quella
provincia. E chi non governerà bene questa parte, perderà presto
quello che arà acquistato; e, mentre che lo terrà, vi arà dentro
infinite difficultà e fastidii.
E' Romani, nelle provincie che pigliorono, osservorono bene
queste parti; e mandorono le colonie, intratennono e' men potenti
sanza crescere loro potenzia, abbassorono e' potenti, e non vi
lasciorono prendere reputazione a' potenti forestieri. E voglio mi
basti solo la provincia di Grecia per esemplo. Furono intrattenuti
da loro li Achei e li Etoli; fu abbassato el regno de' Macedoni;
funne cacciato Antioco; né mai e' meriti delli Achei o delli Etoli
feciono che permettessino loro accrescere alcuno stato; né le
persuasioni di Filippo l'indussono mai ad esserli amici sanza
sbassarlo; né la potenzia di Antioco possé fare li consentissino
che tenessi in quella provincia alcuno stato. Perché e' Romani
feciono, in questi casi, quello che tutti e' principi savi debbono
fare: li quali, non solamente hanno ad avere riguardo alli scandoli
presenti, ma a' futuri, et a quelli con ogni industria ovviare;
perché, prevedendosi discosto, facilmente vi si può rimediare; ma,
aspettando che ti si appressino, la medicina non è a tempo, perché
la malattia è diventata incurabile. Et interviene di questa come
dicono e' fisici dello etico, che nel principio del suo male è
facile a curare e difficile a conoscere, ma, nel progresso del
tempo, non l'avendo in principio conosciuta né medicata, diventa
facile a conoscere e difficile a curare. Cosí interviene nelle cose
di stato; perché, conoscendo discosto, il che non è dato se non a
uno prudente, e' mali che nascono in quello, si guariscono presto;
ma quando, per non li avere conosciuti si lasciono crescere in modo
che ognuno li conosce, non vi è più remedio.
Però e' Romani, vedendo discosto l'inconvenienti, vi rimediorono
sempre; e non li lasciorono mai seguire per fuggire una guerra,
perché sapevano che la guerra non si lieva, ma si differisce a
vantaggio d'altri; però vollono fare con Filippo et Antioco guerra
in Grecia per non la avere a fare con loro in Italia; e potevano
per allora fuggire l'una e l'altra; il che non vollono. Né piacque
mai loro quello che tutto dí è in bocca de' savî de' nostri tempi,
di godere el benefizio del tempo, ma sí bene quello della virtù e
prudenza loro; perché el tempo si caccia innanzi ogni cosa, e può
condurre seco bene come male, e male come bene.
Ma torniamo a Francia, et esaminiamo se delle cose dette ne ha
fatta alcuna; e parlerò di Luigi, e non di Carlo come di colui che,
per avere tenuta più lunga possessione in Italia, si sono meglio
visti e' sua progressi: e vedrete come elli ha fatto el contrario
di quelle cose che si debbono fare per tenere uno stato
disforme.